domenica 27 maggio 2007

A Roma il Convegno “BRANDI OGGI” per il centesimo anniversario della nascita di Cesare Brandi

Dal 30 maggio al 1° giugno a Roma, nella sede dell’Accademia Nazionale dei Lincei, si terrà il convegno internazionale di studi “Brandi oggi” nell’ambito delle manifestazioni organizzate per celebrare i cento anni dalla nascita di Cesare Brandi.
Cesare Brandi (Siena, 8 aprile 1906 – Vignano, 19 gennaio 1988) è stato uno storico e critico dell'arte, saggista e specialista nella teoria del restauro italiano. Attraverso gli studi sull’Estetica e sulla Filosofia dell’Arte ha elaborato una definizione di “Restauro” fondata sul concetto di opera d’arte, quale prodotto della spiritualità umana, riconosciuta dalla coscienza individuale e aderente alla realtà fenomenologica, fornendo alla disciplina uno statuto teorico-scientifico grazie alle sperimentazioni condotte nell’ambito dell’Istituto Centrale per il Restauro (ICR) da lui fondato nel 1938 insieme a Giulio Carlo Argan.
Cesare Brandi considerava il restauro atto di riconoscimento e quindi di «tutela, remozione di pericoli, assicurazione di condizioni favorevoli» al fine della trasmissione delle testimonianze storico-artistiche alle generazioni future. Il restauro, diceva, come «atto nella storia non dovrà presumere né il tempo come reversibile né l’abolizione della storia», dovrà essere risolto con integrazioni riconoscibili che non dovranno precludere eventuali futuri interventi e soprattutto dovrà rispettare il dato materiale dell’opera d’arte veicolo della manifestazione dell’immagine in quanto aspetto e in quanto struttura; le patine, “orme del tempo”, e le aggiunte sedimentate sull’opera rappresentano dei dati storici la cui rimozione porterebbe alla negazione di «un trapasso storico e alla falsificazione del dato».
Nella situazione vissuta oggi dal nostro patrimonio culturale, il cui destino è nelle mani di improvvisati restauratori, il pensiero di Cesare Brandi appare quanto mai attuale, ponendosi come possibile soluzione al vuoto teoretico e concettuale che caratterizza la prassi degli interventi, miranti all’eliminazione di ogni traccia del passaggio dell’opera nel tempo attraverso un totale rifacimento a nuovo. Gli intonaci sono considerati “strati di sacrificio” da sostituire periodicamente; è ricomparso il fantasma del restauro in stile che tende a riportare le opere al loro “antico splendore” tramite procedimenti filologico-analogici che vanno a discapito dell’autenticità delle preesistenze; i ruderi, che Brandi considerava semplice materia, pura storicità, meri residui testimoniali, le cui qualità formali derivano dal loro valore ambientale e pittoresco, sono oggetto dei miseri progetti di ricostruzione redatti dalle strutture istituzionali sempre più manovrate dagli interessi politico-economici, vedi l’odierno caso della Villa del Casale di Piazza Armerina dove lo stesso Brandi ha lavorato.
La realtà odierna si è di molto allontanata dal pensiero del professore che prima ancora del restauro, «coscienza critica e scientifica del momento in cui l'intervento si produce», sosteneva la “manutenzione” del patrimonio culturale metodologicamente affine ad un restauro vero e proprio ma con fini di “prevenzione”.
Speriamo che il futuro riservi maggiore interesse e cura per l’operato di chi ci ha preceduto.

PROGRAMMA del convegno

Ulteriori approfondimenti su Cesare Brandi e sui temi del Convegno in:
- http://www.nardinirestauro.it/dossier_brandi/brandi.htm
- http://www.cesarebrandi.org
- http://www.unipa.it/monumentodocumento/mostra
- Si leggano in particolare gli articoli di Marcello Barbanera e Massimo Carboni pubblicati sul quotidiano “Il Manifesto” del 14/03/2006 e qui allegati.

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